Gesù faceva ciò che insegnava. Ciò deve indurre a riflettere. Egli parlava con autorità. Non era come gli scribi e i farisei i quali non facevano ciò che insegnavano, anzi, si proponevano come gente superba, incapace di amare: puntavano il dito contro gli altri, ma loro non facevano nulla se non per farsi vedere. Anche noi possiamo parlare senza autorità, senza fare ciò che chiediamo agli altri, pretendendo le cose dagli altri e non vedendo che i difetti accusati nel prossimo, erano i loro.
martedì 31 agosto 2010
lunedì 30 agosto 2010
Il Messia
domenica 29 agosto 2010
Madonna della Guardia
Dal libro del Siràcide
Figlio, compi le tue opere con mitezza,
e sarai amato più di un uomo generoso.
Quanto più sei grande, tanto più fatti umile,
e troverai grazia davanti al Signore.
Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi,
ma ai miti Dio rivela i suoi segreti.
Perché grande è la potenza del Signore,
e dagli umili egli è glorificato.
Per la misera condizione del superbo non c’è rimedio,
perché in lui è radicata la pianta del male.
Il cuore sapiente medita le parabole,
un orecchio attento è quanto desidera il saggio.
Oggi mi piace ricordare la Madonna della Guardia. Chi infatti disse: “Ha guardato l’umiltà della Sua serva”: l’Onnipotente ha fatto grandi cose in lei perché era umile. Chi sa di dipendere da Dio, di non avere altro che Lui, Egli si compiace della Sua Presenza.
sabato 28 agosto 2010
Dio ha scelto ciò che è stolto
Considerate la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili.
Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio.
Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto, “chi si vanta, si vanti nel Signore”.
Le scelte di Dio sono sempre molto sorprendenti. Egli chiama coloro che nel mondo sono reputati ignoranti per far comprendere che è Lui che agisce. Lo fa anche la Madonna che sceglie le persone più ignoranti per far comprendere che è lei stessa che si rivela.
Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto, “chi si vanta, si vanti nel Signore”.
Le scelte di Dio sono sempre molto sorprendenti. Egli chiama coloro che nel mondo sono reputati ignoranti per far comprendere che è Lui che agisce. Lo fa anche la Madonna che sceglie le persone più ignoranti per far comprendere che è lei stessa che si rivela.
venerdì 27 agosto 2010
La vera sapienza
Fratelli, Cristo non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo.
La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio. Sta scritto infatti:
«Distruggerò la sapienza dei sapienti
e annullerò l’intelligenza degli intelligenti».
Dov’è il sapiente? Dov’è il dotto? Dov’è il sottile ragionatore di questo mondo? Dio non ha forse dimostrato stolta la sapienza del mondo? Poiché infatti, nel disegno sapiente di Dio, il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio salvare i credenti con la stoltezza della predicazione.
Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.
Anche nei cristiani è facile che ci si scandalizzi della Croce. Entrare nella sua logica non è per niente semplice. Eppure, per essere dei veri discepoli di Cristo, bisogna riuscire ad amare la sofferenza. Santa Teresina diceva che è la perla più bella, il tesoro del Re. In fondo basta guardare il crocifisso e ci si accorge che il cammino è molto lungo e che tanti nostri punti di vista che pure ci sembrano cari, per Cristo non lo sono affatto. O meglio, se si vuole essere spose di Cristo, bisogna accettare l’ignominia, l’annientamento. Difficilissimo! Ma non per Dio!
giovedì 26 agosto 2010
Siate pronti!
«Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.
Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni.
Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti».
Com’è possibile? Spesso, cammin facendo, il cristiano può dimenticare il suo destino eterno e perciò, lasciarsi andare alla tentazione di angariare il prossimo. Non è così impensabile: tutti intenti alle cose terrene, è facile scordarsi di quelle celesti. Deve pensarci anche chi è in buona salute ai quali la morte sembra lontana. “Mi concedo questo…Mi emenderò domani” Stolto! E se Dio ti chiederà conto la notte stessa?
Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti».
Com’è possibile? Spesso, cammin facendo, il cristiano può dimenticare il suo destino eterno e perciò, lasciarsi andare alla tentazione di angariare il prossimo. Non è così impensabile: tutti intenti alle cose terrene, è facile scordarsi di quelle celesti. Deve pensarci anche chi è in buona salute ai quali la morte sembra lontana. “Mi concedo questo…Mi emenderò domani” Stolto! E se Dio ti chiederà conto la notte stessa?
mercoledì 25 agosto 2010
Sepolcri imbiancati
Apparire, non andare a fondo nel cammino personale di fede, è la tentazione di ogni credente dopo che è passato l’entusiasmo dell’inizio. Bisogna coltivare la fede nel profondo del proprio cuore. Allora sgorgheranno le opere buone che saranno sincere e non una ricerca di se stessi.
martedì 24 agosto 2010
Abbiamo visto il Messia!
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
Abbiamo trovato Gesù! Che bel tesoro! Quando si trova veramente Gesù, si ha il desiderio di annunciarlo, di farlo conoscere agli altri. Chissà che carica di umanità poteva avere Gesù da attirare le persone! La sua umanità era perfetta. Tante volte lo sperimentiamo anche noi, quando stiamo con persone che ci trasmettono tanta pace nel cuore: desideriamo stare con loro, ascoltarle. E Gesù possedeva un’umanità straordinaria. Non mi stanco mai di ripetere che più una persona è umana più è capace di stabilire un incontro con Dio. Chi non capisce il prossimo è inumano perché non ha mai sperimentato la fragilità umana e non riesce a comprendere.
lunedì 23 agosto 2010
La vera fede
Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicési che è in Dio Padre nostro e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo.
Dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi, fratelli, come è giusto, perché la vostra fede fa grandi progressi e l’amore di ciascuno di voi verso gli altri va crescendo. Così noi possiamo gloriarci di voi nelle Chiese di Dio, per la vostra perseveranza e la vostra fede in tutte le vostre persecuzioni e tribolazioni che sopportate. È questo un segno del giusto giudizio di Dio, perché siate fatti degni del regno di Dio, per il quale appunto soffrite.
Il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.
La vita di fede è un cammino in salita e si va avanti a costo di rinunce soprattutto dell’amor proprio. Troppo ancorati ad una giustizia umana, ci scordiamo di dare tutto al Signore, soprattutto quando ci richiede qualcosa che ci fa tanto soffrire. Eppure è proprio in quel momento che diamo prova al Signore di volergli tanto bene. Non è affatto quando tutto va bene, ma è quando il gioco si fa duro e tutte le potente interiori sono chiamate a raccoglimento. È quando le cose non vanno bene che ci conosciamo. Le maschere non fanno altro che danneggiarci. Non dobbiamo cercare di fare bella figura con gli altri, ma solo di fronte a Dio. Gli altri non ci daranno, quando saremo chiamati in giudizio, la buona coscienza. Gli uomini e la nostra coscienza possiamo ingannarli durante la nostra esistenza ma Lui no.
Il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.
La vita di fede è un cammino in salita e si va avanti a costo di rinunce soprattutto dell’amor proprio. Troppo ancorati ad una giustizia umana, ci scordiamo di dare tutto al Signore, soprattutto quando ci richiede qualcosa che ci fa tanto soffrire. Eppure è proprio in quel momento che diamo prova al Signore di volergli tanto bene. Non è affatto quando tutto va bene, ma è quando il gioco si fa duro e tutte le potente interiori sono chiamate a raccoglimento. È quando le cose non vanno bene che ci conosciamo. Le maschere non fanno altro che danneggiarci. Non dobbiamo cercare di fare bella figura con gli altri, ma solo di fronte a Dio. Gli altri non ci daranno, quando saremo chiamati in giudizio, la buona coscienza. Gli uomini e la nostra coscienza possiamo ingannarli durante la nostra esistenza ma Lui no.
sabato 21 agosto 2010
L'umiltà
‡ In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare “rabbì’' dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì’', perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli.E non chiamate nessuno “padrè’ sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo.
E non fatevi chiamare “maestrì’, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo.Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato»
L’umiltà è quella virtù stupenda che fa riconoscere all’uomo che ogni cosa buona che possiede, appartiene soltanto a Dio, perciò l’umile non si stupisce delle debolezze altrui, ma sa comprenderle, perché bene conosce se stesso e che se fosse al posto di chi sbaglia, se non avesse la grazia di Dio farebbe la stessa cosa.
Gesù non approva la superbia dei farisei che amano solamente l’apparenza della virtù. L’uomo deve crescere semplicemente che solo uno è il Maestro ed è Dio. L’umiltà si fonda su questa consapevolezza.
L’umiltà è quella virtù stupenda che fa riconoscere all’uomo che ogni cosa buona che possiede, appartiene soltanto a Dio, perciò l’umile non si stupisce delle debolezze altrui, ma sa comprenderle, perché bene conosce se stesso e che se fosse al posto di chi sbaglia, se non avesse la grazia di Dio farebbe la stessa cosa.
Gesù non approva la superbia dei farisei che amano solamente l’apparenza della virtù. L’uomo deve crescere semplicemente che solo uno è il Maestro ed è Dio. L’umiltà si fonda su questa consapevolezza.
venerdì 20 agosto 2010
L'amore è la leva che solleva il mondo
giovedì 19 agosto 2010
La parabola degli invitati a nozze
mercoledì 18 agosto 2010
Lavorare per il Signore
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».Gesù, che conosce profondamente l'uomo e la sua psiche, sa bene che una volta che si abitua a lavorare nella vigna del Signore, si scorda della misericordia e dell'amore e comincia a giudicare secondo la rigidità di alcune regole che possono diventare vero formalismo. Allora chi è ultimo, chi viene chiamato per ultimo, in realtà, è libero da questi schemi ed è guidato dall'amore di Dio.
martedì 17 agosto 2010
Nulla è impossibile a Dio
Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi».
Siamo tutti ricchi, sotto tanti punti di vista. Per noi, per le nostre forze non è così facile diventare poveri di spirito, è facile però per la potenza di Dio liberarci. E' Lui che ci deve dare la grazia. Per questo motivo, nessuno dovrebbe essere giudice dell'altro.
lunedì 16 agosto 2010
Il giovane ricco
domenica 15 agosto 2010
Maria è assunta in cielo
sabato 14 agosto 2010
San Massimiliano Kolbe
venerdì 13 agosto 2010
Indissolubilità del matrimonio
giovedì 12 agosto 2010
Parola di Profeta:annuncio di misericordia
mercoledì 11 agosto 2010
Santa Chiara
martedì 10 agosto 2010
san Lorenzo
lunedì 9 agosto 2010
Edith Stein
venerdì 6 agosto 2010
La trasfigurazione
Mentre stava in preghiera, Gesù si trasfigurò davanti ai suoi discepoli: le sue vesti divennero bianche, candide come la neve. Gesù parlava con Mosè ed Elia della Sua dipartita. Parlava della Sua morte. I discepoli erano talmente frastornati che sembra non avessero capito quello che discutevano fra loro. La visione aveva rapito così tanto i loro sguardi che, non sapendo come commentare la cosa, esclamarono che era così bello stare là, quindi proposero di fare tre tende, una per Gesù e le altre due, per Mosè e per Elia. Gesù voleva far comprendere che per trasfigurarsi, bisogna passare per la via della Croce.
giovedì 5 agosto 2010
Fedeltà di Dio
mercoledì 4 agosto 2010
San Giovanni Maria Vianney
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