mercoledì 21 ottobre 2009

Il padrone tarda

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

Gesù spiega che tutti devono essere vigilanti, soprattutto chi ha un impegno di responsabilità nella Chiesa. Ho meditato spesso e in modo più approfondito, su ciò che voleva dire Gesù quando affermava: "Il padrone tarda a venire".
Attendere il Signore, essere vigilanti, significa fondamentalmente vivere in prospettiva dell'eternità. Quando si pensa ad essa, la realtà sbiadisce, perde l'attrazione e lo splendore dei suoi colori, rivelando la sua caducità. Avere in mente che il padrone tarda significa cominciare a farsi giustizia da soli, a perdere la fiducia e la speranza, occuparsi della gloria terrena dimenticando che la scena di questa vita passa. Quando il padrone tarda si dà troppo peso alla realtà.

martedì 20 ottobre 2009

Siate vigilanti!

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».


Tenetevi pronti nell'attesa di Cristo! Non pensate che la vita sia lunga e ci sia quindi tempo per convertirsi. I tempi di Dio non sono i nostri ed Egli potrebbe chiamarci quando meno ce lo aspettiamo. Siamo quindi vigilanti con le lampade della fede accese! Questo brano di Vangelo si pone in un contesto particolare. Dopo infatti aver esortato i propri discepoli a non accumulare tesori sulla terra e quindi ad affezionarsi alle cose della terra, Gesù fa quel bellissimo discorso sull'abbandono alla Provvidenza, perciò domanda ai discepoli di essere pronti con le lampade della fede accese. Bisogna sempre abbandonarsi alla volontà di Dio, anche nei momenti più difficili quando la sofferenza bussa alla porta del proprio cuore.

martedì 13 ottobre 2009

Ipocrisia...

In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo.
Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».

Gesù fu invitato a pranzo da un fariseo. Ciò che induce a riflettere è che, tutte le volte che Gesù viene invitato a pranzo da un fariseo, quest'ultimo ha quasi sempre un atteggiamento di condanna nei confronti del Salvatore. Invitato perché messo alla prova? Non possiamo saperlo di preciso, ma i fatti del Vangelo parlano chiaro. I pubblicani l accolgono con cuore aperto e la peccatrice non si vergogna di lavare con le sue lacrime i piedi di Gesù e di asciugarli con i suoi capelli. Il Fariseo ha un atteggiamento di giudizio: "se fosse un profeta, saprebbe di certo che colei che è ai suoi piedi è una peccatrice." "Qual è il più grande dei Comandamenti?"..."Non fa le abluzioni"... Gesù esige la libertà interiore anche da noi cristiani. Troppo spesso pure noi, irrigiditi da schemi morali, ci scordiamo che dobbiamo accogliere il peccatore, amarlo...Amando daremo il nostro interno in elemosina. Sono qui, Signore, ti apro il mio cuore...

lunedì 12 ottobre 2009

Il segno di Giona

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

L'uomo spesso anche dal punto di vista religioso aspira ai posti alti, ad essere cioè ritenuto santo agli occhi degli altri. Dio, però, che scruta il cuore dell'uomo, non ragiona in questo modo, i suoi parametri sono totalmente differenti. Infatti Gesù lo afferma liberamente: "Non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona"
Già, sarà dato il segno della Croce, dell'ignominia. Gesù non si preoccupò mai di apparire Santo, fu disprezzato dagli anziani che non comprendevano affato il suo modo di agire. Crediamo, perciò, alla Resurrezione sebbene sia difficile. La fede è un dono di Dio ma si risponde ad essa con la ragione.

domenica 11 ottobre 2009

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».

Essere liberi da sé stessi e dagli altri, ci rende capaci di aiutare i nostri fratelli a portare la loro croce.