Non contempliamo le nostre sofferenze, come facevano gli Apostoli dopo la morte di Gesù, sprangati in una stanza, timorosi dei giudei e chiusi nel loro lutto, incapaci di credere all' annunzio della Resurrezione da parte delle donne. Non contempliamole, soprattutto quando vengono dal nostro carattere: andiamo ed annunciamo a tutti la buona novella! Contemplare le proprie sofferenze non serve a nulla perché queste non si risolvono ugualmente e diventano occasione di condanna e motivo di egoismo perché ci chiudono sempre di più alla soddisfazione delle nostre esigenze e ad ignorare il nostro fratello che forse soffre più di noi ma tace la sua sofferenza...Ed intanto passano accanto a noi tante persone bisognose d'aiuto e noi "cristianamente" stiamo sulla croce che ci siamo fatti noi, lamentandoci sempre, ma pur non facendo nulla per schiodarci da essa, incapaci di sentire gli altri tanto le urla nostre sono laceranti, incapaci di comprendere che solo noi stessi, possiamo scendere e distruggere la nostra croce con un semplice sguardo di altruismo, smettendoci di affibbiare la responsabilità agli altri e prendendoci finalmente le nostre.
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