Maria, nel messaggio del 25 luglio, esorta le persone ad iniziare e terminare la giornata con la preghiera del cuore. Mi allaccio alla liturgia di domenica scorsa, la diciannovesima del tempo ordinario anno A. La prima lettura, tratta dal libro dei Re, racconta di Elia che sale sul monte Oreb e viene poi invitato dal Signore ad uscire dalla caverna dove lui avrebbe trascorso la notte e, quindi, stare alla Sua presenza.
Si susseguono vari eventi naturali quali un vento impetuoso da spaccare le cime dei monti e un terremoto, ma in nessuno di questi era presente il Signore. Tra questi due, prendo in considerazione il vento gagliardo perché trova un punto di convergenza con il Vangelo nel quale Gesù cammina sulle acque. Gesù costrinse i suoi a precederlo sull'altra sponda. Forse i discepoli avrebbero voluto aspettarlo e si sono domandati fra loro come Lui li avrebbe raggiunti. Ma Lui rimase e congedò la folla. Gesù salì perciò sul monte a pregare. Fondamentale è l'incontro con Dio, il momento della preghiera. È vero che non si può stare sempre in ginocchio, però la mente, mentre si lavora, può elevarsi al Padre ed unirsi a Lui. Sono momenti indispensabili di cui non dovremmo mai farne a meno. Se talvolta sentiamo la gola inaridita ma non ancora arsa dalla sete, non indugiamo per il bene del nostro corpo a bere; così dovremmo fare con la preghiera. Non riduciamoci ad ardere, quasi a morirne, di sete: abbeveriamoci continuamente alle fonti della salvezza. Intanto la barchetta degli Apostoli è sballottata dal vento contrario. In questo vento impetuoso (ritorniamo alla prima lettura) non c'è Dio.
Nella prima lettura c'è poi il terremoto. Anche nel Vangelo l'acqua del mare è agitata... come terremotata. Gesù dimostra che Dio è presente nella pace, in una pace che va oltre gli eventi della storia, le prove e le tribolazioni. Dio è capace di raggiungere il suo fine incurante delle avversità. E dà il potere anche agli uomini di fare questo, potere che ricaveranno solamente dalla fede. Solo con la fede l'umanità può camminare senza paura attraverso le traversie della vita, capace di raggiungere l'altra sponda, cioè la pace del Regno di Dio.
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